Ciclo
Massenet, maestro del suo tempo

ven 25 novembre - 19.30
Concerto Opera Parigi

Hérodiade

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dom 29 gennaio - 19.00
Concerto Opera Monaco di Baviera

Ariane

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mer 22 febbraio - 19.30
Concerto Opera Budapest

Werther

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ven 2 giugno - 20.00
Concerto Opera Montpellier

Grisélidis

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Jules Massenet (1842-1912), compositore e didatta, ha influenzato profondamente la musica francese. È talmente evidente che si tende a dimenticarlo.

Di natura piuttosto riservata, poco incline a scendere nell’arena mediatica per scatenare polemiche, a prima vista egli non si presenta come un filosofo dell’arte musicale o un teorico della riforma lirica. Espressione di una certa saggezza e desiderio di dedicarsi unicamente a comporre, la discrezione di Massenet si spiega anche con la posizione centrale che occupa nella vita musicale francese. Perché avrebbe dovuto criticare i colleghi, quando già deteneva i posti più prestigiosi – professore di composizione al Conservatorio di Parigi e membro dell’Académie des beaux-arts all’età di trentasei anni – e le sue opere riscuotevano un successo internazionale? Per conoscere la sua estetica, basta ascoltare i suoi lavori e quelle dei suoi allievi. Massenet ha continuato a fornire opere ambiziose ai più importanti teatri europei, badando a non ripetersi col variare la scelta dei soggetti: fantastici, fiabeschi, antichi, medievali, esotici, ecc. Inoltre si è impegnato a formare una generazione di artisti che gliene sarà a lungo riconoscente. Gabriel Pierné, Xavier Leroux, Gustave Charpentier, Augustin Savard, i fratelli Hillemacher, Alfred Bruneau, Paul Vidal, Reynaldo Hahn, Henry Février, Florent Schmitt sono solo alcuni dei suoi tanti seguaci, che porteranno la visione del maestro fino al cuore del XX secolo.
È questa l’unica vera naturalezza, quella di chi ha grazia e singolarità, la naturalezza della musica di Massenet e della prosa di Musset e dei suoi racconti in versi.

Marcel Proust, 1912

La via maestra
Nato in un ambiente agiato, il giovane Massenet è uno scolaro coscienzioso, che riesce in tutto. Riceve le prime lezioni di pianoforte dalla madre ed entra al Conservatorio di Parigi nel 1853. Dopo aver conseguito un primo premio in pianoforte a diciassette anni, prosegue la propria formazione nelle classi teoriche e intraprende una carriera di concertista virtuoso, suonando nel frattempo come percussionista al Théâtre-Lyrique. Nel 1863 vince sia il primo premio in contrappunto e fuga sia il concorso per il prix de Rome di composizione musicale. Al ritorno da Villa Medici gli viene commissionato il suo primo opéra-comique (La Grand’ Tante), ma il giovane musicista non si dedica ancora interamente alla lirica. Durante gli anni Settanta partecipa alla fondazione della Société nationale de musique, nel cui ambito si fa conoscere sia come autore sia come pianista accompagnatore. Si dedica anche alla scrittura sinfonica e alle forme ibride, come il dramma sacro Marie-Magdeleine, le musiche di scena delle Érinnyes di Leconte de Lisle (1873) o l’oratorio Ève (1875). nel 1877, il successo del Roi de Lahore all’Opéra lo consacra come capofila della scuola francese e l’anno dopo, alla morte di François Bazin, ne occupa il seggio all’Académie des beaux-arts ‒ la massima distinzione accademica ‒ pur avendo solo trentasei anni. La Francia, alla ricerca di nuovi eroi in grado di contrastare l’influenza esercitata da Wagner sull’Europa musicale, sceglie Massenet.

Abile insegnante
Nello stesso anno della sua elezione all’Institut de France, Massenet è chiamato a occupare la cattedra di composizione al Conservatorio di Parigi, ove prende il posto ‒ anche in questo caso ‒ di François Bazin. All’epoca, il suo antico maestro Ambroise Thomas era il direttore del Conservatorio e stava facendo tutto il possibile per aggiornarlo alla modernità musicale. È allora che vengono costituite le classi di storia della musica (1871) e di orchestra (1873), e le prove pubbliche ritornano a essere eventi importanti della vita parigina. A tale politica di apertura del Conservatorio al mondo artistico contemporaneo Massenet apporta l’esperienza di un autore di successo. In particolare, i suoi allievi sono testimoni dei trionfi di Hérodiade (1881), Manon (1884) e Werther (1892), e il professore trasmette loro la propria vocazione al successo. I vincitori del prix de Rome provengono quasi tutti dalla sua classe: Lucien Hillemacher, Georges Marty, Paul Vidal, Xavier Leroux, Augustin Savard, Gustave Charpentier, Charles Silver, André Bloch, Henri Rabaud, Max d’Ollone, Florent Schmitt. A questa lista prestigiosa si potrebbero aggiungere i nomi di Alfred Bruneau, Reynaldo Hahn e Raoul Laparra, ai quali Massenet prodigò consigli su come sfondare sulle scene liriche della capitale. Alla morte di Thomas nel 1896 Massenet lascia il Conservatorio, Benché il Ministero gliene abbia offerta la direzione. “Infine libero per sempre dalle catene” ‒ come scrive nella sua autobiografia, Mes souvenirs ‒ può dedicarsi interamente al teatro.
1863
"Prix de Rome" e 1° premio per contrappunto e fuga
1877
Le Roi de Lahore
1878
membro dell’Académie des beaux-arts (36 anni)
1881
Hérodiade
1892
Werther
Reinventarsi a ogni opera “Eclettismo” sembra essere la parola chiave dello stile di Jules Massenet: si potrebbe applicarla a ciascuno dei suoi lavori, ove dominano contrasti e varietà, come anche al suo intero catalogo. I suoi soggetti esplorano la storia dall’antichità fino al mondo moderno, sono ambientati sia in Francia sia in regioni esotiche e toccano di volta in volta la tragedia, il dramma naturalista, la farsa o il racconto fantastico. Affronta senza timore la mitologia – Ariane o Bacchus – e i testi della grande letteratura: Le Cid (Corneille), Werther (Goethe), Don Quichotte (Cervantes), Panurge (Rabelais), Cendrillon (Perrault). Pur trovando ben presto uno stile suo, Massenet non si rinchiude in una “maniera” e adatta costantemente la propria musica alla storia che essa deve servire. Nondimeno, da questa produzione lirica così varia e abbondante emergono tematiche forti: un interesse sempre rinnovato per i personaggi femminili, ai quali egli affida le sue pagine più belle, e un’intensa attenzione per la fine della vita, che si traduce nella cura del tutto particolare riservata alle morti dei protagonisti. Tra sensualità e malinconia, Massenet percorre strade che portano al sublime senza però avventurarsi al di fuori delle convenzioni del tempo: desideroso di piacere al pubblico, non cerca di rivoluzionare il linguaggio musicale, anche dopo le audacie debussiane dei primi del Novecento; la sua preoccupazione costante è la naturalezza dell’espressione.

Il Massenet dei salotti
Un posto nella vita musicale parigina costa caro: per ottenere un incarico prestigioso o per farsi strada nei teatri lirici è generalmente indispensabile il sostegno di personaggi influenti, membri dell’alta società e vicini al potere. Durante la Terza Repubblica, questi mecenati hanno ancora un ruolo importante nella definizione delle tendenze estetiche e nella scelta dei compositori da favorire. Tuttavia, grazie al suo percorso accademico impeccabile, ai suoi successi precoci e all’aiuto ricevuto da Ambroise Thomas, Jules Massenet non aveva avuto bisogno di corteggiare i salotti parigini per arrivare al vertice della fama; comincia ad avvicinarsi a questo ambiente solo dopo aver lasciato l’insegnamento (e dopo la morte di Thomas). Il suo contributo al repertorio “intimo” di tali particolari sedi musicali segue allora due direzioni: la mélodie e i pezzi di genere per pianoforte. Già a partire dagli anni Sessanta aveva esplorato questi generi, proponendo brevi Improvisations o Berceuses per pianoforte e cicli melodici tematici secondo il modello germanico (Poèmes d’avril, Poème du souvenir, Poème pastoral, ecc.); ma è all’inizio del nuovo secolo che il suo impegno in questi ambiti si intensifica, da una parte con una Valse folle e una Toccata che diventano molto popolari, e dall’altra con uno sguardo nuovo sulla prosodia, che attestano le Expressions lyriques avec déclamation rythmée.

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Jules Massenet