Les Grotesques de la musique

Tascabili
Hector Berlioz
Gérard Condé
Symétrie| Palazzetto Bru Zane, 2011
Hector Berlioz
252 pagine
francese
978-2-914373-77-7

"L’arte musicale è, senza tema di smentita, tra tutte le arti quella che fa nascere le passioni più strane, le ambizioni più strampalate, direi anzi le monomanie più palesi. Mi asterrò dal parlare, al riguardo, di quei letterati che, vuoi in versi, vuoi in prosa, scrivono su questioni di teoria musicale delle quali non sanno neppure i rudimenti, adoperando parole di cui non capiscono il senso; che a sangue freddo si appassionano di antichi maestri dei quali non hanno mai sentito una nota; che ammirano come un tutt’uno, e con identica effusione di cuore, due pezzi recanti la medesima firma, uno dei quali è effettivamente bello, mentre l’altro è assurdo; che dicono e scrivono, insomma, quelle incredibili buffonate che nessun musicista può sentir citare senza scoppiare a ridere. È oltremodo evidente che le persone che si attribuiscono il diritto di parlare a vanvera di musica senza conoscerla, e che tuttavia si guarderebbero dal sentenziare sull’architettura, la statuaria o qualunque altra arte a loro ignota, rientrano nel caso della monomania."
Berlioz, Les Grotesques de la musique, Paris, 1859
Per il grande pubblico Berlioz incarna da solo il romanticismo musicale francese. La sua Symphonie fantastique (1830), eseguita pochi mesi dopo la “battaglia di Hernani” e la Rivoluzione di Luglio che ispira a Delacroix La Libertà che guida il popolo, costituisce un “Manifesto del romanticismo” quale viene inteso da Berlioz: la forma, concepita in funzione dell’“idea”, si emancipa dalle strutture prestabilite; l’orchestrazione di un’originalità senza precedenti traduce il “vago delle passioni” e stimola l’immaginazione visiva dell’ascoltatore. Le audacie del compositore incontreranno numerosi ostacoli, che in compenso alimenteranno l’invenzione di nuovi mezzi espressivi. Dopo l’insuccesso di Benvenuto Cellini (1838) Berlioz elabora le singolari forme drammatiche di Roméo et Juliette e de La Damnation de Faust. Nell’intento di difendere la propria musica e quella dei compositori che ammira, scrive recensioni che rivelano un notevole talento letterario, prende in mano la bacchetta e diventa uno dei maggiori direttori del proprio tempo. La veemenza con cui denuncia l’accademismo non deve tuttavia far dimenticare la sua solida formazione con Reicha (contrappunto) e Le Sueur (composizione) al Conservatorio di Parigi. Berlioz si presenta per cinque volte al concorso per il prix de Rome (vinto nel 1830), di certo indispensabile per farsi eseguire all’Académie royale de musique. Appassionato di Beethoven e Weber, Shakespeare e Goethe, Berlioz venera anche Gluck e l’opéra-comique settecentesco, s’ispira a Virgilio per Les Troyens. Poiché in lui l’ardore delle passioni si accompagna sempre alla disciplina della ragione.

Bru Zane
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