Herculanum
Se Félicien David deve la propria fama al successo dell’ode-sinfonia Le Désert (1844), è con Herculanum (1859) che egli entra nella cerchia dei compositori rappresentati all’Opéra de Paris. Quest’opera ambiziosa, oltre a valergli – almeno in parte – la Legion d’Onore, gli aprirà le porte dell’Opéra-Comique e dell’Institut de France. Lungi dagli arzigogoli orientaleggianti delle precedenti partiture di David, Herculanum s’impone per la solidità dell’impianto (grandi scene di forte impatto drammatico), la diversità dello stile (in cui si avverte l’influenza di Verdi) e la vocalità assai variata (vi compare un contralto di colorature di stampo rossiniano). L’opera attinge inoltre al filone del fantastico, assai in voga dopo La Dame blanche di Boieldieu (1825) e Robert le Diable di Meyerbeer (1831). Qui però il sovrannaturale viene posto al servizio di un misticismo apertamente affermato: la rappresentazione dell’eruzione del Vesuvio permette all’autore di offrire al pubblico uno spettacolo grandioso e morale, che presenta la decadenza del mondo antico e al contempo promuove il cristianesimo.
Sommario del libro
Ralph P. Locke, Félicien David: not satellite but star
Étienne Jardin, "Herculanum" in David’s output
Hector Berlioz, An account of the première
Alexandre Dratwicki, "Herculanum" in a time of change in French grand opéra
Gunther Braam, The reception of "Herculanum" in the contemporary press
Joseph Méry, To Lilia
Sinossi
Libretto