L’impresa delle compositrici

Se il binomio tra donne e composizione musicale appare un enigma è solo per effetto di un luogo comune. Oggi sappiamo che la storia ci ha mentito, e per omissione: l’Ottocento ha conosciuto infatti uno sviluppo notevole nella creazione musicale al femminile, tant’è che le donne che hanno eluso il destino delle convenzioni sociali sono più numerose di quanto possa sembrare. Non solo: alcune di loro, e grazie al loro talento, hanno aggirato con successo l’icona della femme au foyer e conquistato uno status professionale che oltre alla popolarità ha offerto loro una posizione di riguardo nella vita musicale francese. E ciò in misura non troppo distante da quella dei colleghi uomini. Tale è il caso, innanzi tutto, di Augusta Holmès (1847-1903) e Cécile Chaminade (1857-1944), oltre che – da un certo momento in poi – di Nadia Boulanger (1887-1979). Per non parlare di Pauline Viardot (1821-1910), la cui voce l’ha resa protagonista di una leggenda vivente. A margine, ma non meno ambiziosa, l’impresa di Rita Strohl (1865-1941), musicista visionaria che ha inseguito il sogno di un wagnerismo alla francese. Le mélodies da loro composte, autentici piccoli capolavori, sono lì a confermarci che per le donne la musica è pensiero, tecnica, ma anche passione, fede e tenerezza.