Ciclo
L’universo di César Franck (1822-1890)

ven 27 maggio - 19.30
Concerto Venezia

Maestri e allievi

INFO PRENOTA
mer 1 giugno - 19.30
Opera Parigi

Hulda

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gio 2 giugno - 20.30
Concerto Musica sinfonica Parigi

César Franck – Portrait

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dom 19 giugno - 16.30
Concerto Musica sinfonica Parigi

Parigi romantica

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Nume tutelare del post-romanticismo francese, il compositore lascia un’eredità troppo poco conosciuta e una costellazione di ferventi discepoli, che rispondono ai nomi di Ernest Chausson, Vincent D’Indy, Louis Vierne, Guy Ropartz, Charles Tournemire, Pierre de Bréville.

Per quanto riguarda César Franck, un tenace malinteso ci consegna il ritratto di un organista austero, diviso tra devozione mistica e un interesse rivolto esclusivamente a una difficile musica strumentale. Quest’immagine oleografica fu coltivata dai suoi stessi allievi più fedeli, che ne esaltarono l’onestà, la moralità, il disinteresse per le mode, ma anche l’intellettualità dei metodi di composizione, per consacrare una corrente della musica francese in grado di contrapporsi all’estetica wagneriana e a quella di Debussy. Ingannata da tali filtri, la posterità ha poi ritenuto solo una manciata di opere tra le circa cento composte da Franck, soprattutto le partiture che si presentano come pezzi unici e danno l’impressione di una genesi priva di esitazioni: il suo Quintetto, la Sonata, il Quartetto sembrano non avere modelli né discendenza. Lo stesso vale per le Béatitudes – un Oratorio dalle dimensioni smisurate – o per la Sinfonia in re minore, la cui costruzione ciclica si innalza a modello assoluto. Nel celebrare il bicentenario della nascita del compositore, con la collaborazione in particolare dell’Orchestre Philharmonique Royal di Liegi e della Chapelle Musicale Reine Elisabeth, il Palazzetto Bru Zane intende presentare l’artista sotto una luce nuova: l’integrale delle mélodies o la prima registrazione dell’opera lirica Hulda (senza tagli) saranno tra i momenti clou di questa rinascita.
Inutile dire che meraviglioso educatore era Franck: era un vero maestro!

Vincent d’Indy, 1896

Dati biografici
César Franck nasce a Liegi nel 1822, in una famiglia di melomani; il padre è impiegato di banca. A partire dal 1831, riceve la prima formazione musicale al Conservatorio della città natale, nelle classi di Jalheau (pianoforte) e di Daussoigne (armonia). Quattro anni dopo, poco dopo avere debuttato in pubblico, si stabilisce a Parigi, ove studia con Reicha e poi, al Conservatorio, con Zimmermann (pianoforte), Leborne (contrappunto), Berton (composizione) e Benoist (organo). Ma questi studi promettenti sono interrotti dal padre, il quale, impaziente di sfruttare il talento di virtuoso del figlio, nel 1842 decide di fare ritorno in Belgio. Tre anni più tardi, tornato in Francia dopo un litigio in famiglia, César Franck occupa vari posti d’insegnante e di organista. Tale situazione di precarietà ha fine solo nel 1850, con la sua assunzione come organista della chiesa di Sainte-Clotilde. Pedagogo stimato, nominato professore d’organo al Conservatorio nel 1871, è tra i membri fondatori della Société nationale de musique, di cui assume la presidenza nel 1866. Anche se l’interesse di Franck per la voce non ha ricevuto finora molta attenzione, egli le ha dedicato quasi la metà dei titoli della sua opera, tra mélodies e duetti con pianoforte, mottetti, cantate, oratori e quattro opere liriche di genesi difficile e rappresentazione problematica: Stradella, Le Valet de ferme, Hulda, Ghiselle. Il repertorio pianistico non è da meno, e l’autore vi distingue in modo magistrale la tecnica dell’organo da quella del pianoforte.

Nume tutelare dell’organo francese
Sebbene si sia formato in Belgio su strumenti di fattura ancora classica, Franck si iscrive nella linea della Scuola francese di Boëly e Benoist, di cui trasformerà l’eredità. Via via titolare degli organi di Notre-Dame-de-Lorette (1847), di Saint-Jean-Saint-François-du-Marais (1851) e di Sainte-Clotilde (1857), la sua carriera di strumentista culmina con quest’ultima tribuna, dotata di uno strumento nuovissimo di Cavaillé-Coll (1859) che agevola una creatività illimitata. Le improvvisazioni eseguite da Franck alla fine delle messe divengono un rendez-vous per gli appassionati, mentre la sua classe d’organo al Conservatorio è descritta come quella in cui si discute la modernità musicale francese. Sia a Sainte-Clotilde sia al Conservatorio, lo strumentista cede il passo al compositore: le improvvisazioni, man mano annotate, fanno fiorire opere magistrali (Trois Chorals, Grande Pièce symphonique, Pièce héroïque), mentre l’insegnamento dell’organo si fonde in un discorso didattico più generale che molti vanno ad ascoltare senza essere ufficialmente iscritti al suo corso. Franck continuerà per tutta la vita a pubblicare pezzi per il suo strumento, alcuni dei quali costituiscono la sua eredità più d’avanguardia. Dopo di lui, la Scuola d’organo francese coltiverà una complessità armonica alla quale daranno lustro Eugène Gigout, Léon Boëllmann e Charles Widor, fino alle raffinatezze di Louis Vierne e Marcel Dupré e alle supreme distorsioni di Charles Tournemire e Olivier Messiaen.
1878
Pièce héroïque per organo
1879
Quintetto con pianoforte
1879
Les Béatitudes
1884
Prélude, choral et fugue per pianoforte
1885
Hulda
1886
Sonata per violino e pianoforte
1888
Sinfonia in re minore
1889
Quartetto per archi
Uno stile personale
La musica di Franck si distingue per tratti caratteristici che ne affermano la peculiarità. Si tratta anzitutto dell’immediatezza di formule armoniche basate su dissonanze che danno colore alle tensioni tipiche dell’ultimo romanticismo. Questi accordi “franckiani” si trovano in quasi tutta la sua opera, dalle mélodies più intimiste ai grandi pezzi per organo o al repertorio sinfonico. Franck mostra inoltre una predilezione per motivi ritmici permanenti, in particolare per l’alternanza sincopata “nero-bianco-nero” entro misure in quattro tempi. Infine, è considerato a giusto titolo il teorico della forma ciclica, che consiste nel rafforzare l’unità di un’opera per mezzo della regolare ricomparsa di un tema di base: questo, accompagnato da temi secondari propri di ciascun movimento, permette di strutturare le grandi forme in modo coerente. Questi tre elementi tipici del suo stile – armonia specifica, linee melodiche riconoscibili e forma ciclica – avvicinano chiaramente Franck a Wagner, facendone anche il suo più evidente pendant francese. Tuttavia, egli se ne distingue sia per il repertorio (Wagner era poco interessato al discorso sinfonico puro, e per nulla alla musica da camera o all’organo) sia per il colore delle orchestrazioni: la sua musica deve infatti molto alla mescolanza di effetti dei grandi organi Cavaillé-Coll, e poche sue opere non hanno quello spessore e quella densità che a volte gli sono state addirittura rimproverati.

Allievi o... discepoli
La classe di Franck accoglie un numero incredibile di giovani compositori, alcuni dei quali hanno una venerazione illimitata per colui che veniva soprannominato “papà Franck”. A parte figure atipiche per l’epoca, come le compositrici Mel Bonis e Augusta Holmès, l’universo franckiano si è materializzato per mezzo di una costellazione di discepoli convinti e adoranti: tra questi, d’Indy, Ropartz, Vierne, Chausson, Tournemire. L’influenza del maestro si concretizza nell’opera dei suoi emuli per mezzo di proposte decisamente complementari; è lui stesso a esigere dai compositori la ricerca “dell’espressione piuttosto che della combinazione” (d’Indy). I comuni denominatori di questa musica post-franckiana consistono nella densità di un discorso dai continui slittamenti cromatici e di orchestrazioni agli antipodi della nuova scuola simbolista: di Franck, si preferisce riprendere le mescolanze di timbri, l’uso dei registri gravi dei legni e l’unisono degli archi, piuttosto che la loro disposizione in suddivisioni diafane. La mitizzazione da parte degli allievi più ferventi ha purtroppo fatto ombra alla fortuna postuma del loro professore, da loro troppo spesso presentato come uno spirito puro e austero, se non bigotto o mistico. La verità è molto diversa; Franck non era privo né di humour né di un evidente rapporto con la sensualità, di cui sono testimonianza gli slanci appassionati delle sue eroine Hulda e Ghiselle. Quando, morendo, l’autore lascia incompiuta Ghiselle, d’Indy, Chausson, Bréville, Rousseau e Coquard si affrettano a portarne a termine l’orchestrazione, ultimo omaggio al loro venerato modello.

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