Ciclo
Il filo di Fauré

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In occasione del centenario della morte (1924), Gabriel Fauré è celebrato dal Palazzetto Bru Zane in compagnia degli artisti che sono stati suoi allievi.
“Per me l’arte, e la musica soprattutto, consiste nell’elevarci il più possibile al di sopra di ciò che è.”

Gabriel Fauré a suo figlio, 1908.

Il compito di voltare la pagina del romanticismo e di rasserenare, all’alba del XX secolo, un ambiente musicale francese profondamente diviso doveva toccare in sorte a un artista dal percorso atipico ma dai meriti indiscutibili. Gabriel Fauré non è stato allievo del Conservatorio di Parigi e non dedica alle scene liriche i suoi primi capolavori. Discepolo di Saint-Saëns alla Scuola Niedermeyer, si esprime anzitutto nei concerti d’avanguardia, nelle chiese e nei salotti. In una Francia lacerata dal caso Dreyfus, egli rappresenta sia un compromesso sia una via nuova. La sua influenza quale docente di composizione merita di essere rivisitata: riguarda musicisti ragguardevoli, da Nadia Boulanger a Maurice Ravel passando per Florent Schmitt, Georges Enescu, Charles Koechlin.

Un percorso atipico
Nel XIX secolo, la via maestra di un compositore francese segue abitualmente una serie di tappe fisse: un brillante corso di studi al Conservatorio di Parigi, l’ottenimento del Prix de Rome per la composizione musicale, la produzione di opere liriche. Nessuno può sperare di conseguire gli incarichi più prestigiosi o di ricevere i massimi onori senza attenersi a questo percorso standard. Gabriel Fauré è invece il primo ad arrivarci seguendo tutt’altra strada. Figlio del direttore di un istituto magistrale, a nove anni Fauré viene mandato alla Scuola di musica classica e religiosa recentemente fondata da Louis Niedermeyer. Qui, allievo di Clément Loret (organo), di Camille Saint-Saëns (pianoforte) e dello stesso Louis Niedermeyer (composizione), riceve una formazione artistica straordinariamente ricca, rivolta sia verso i maestri antichi sia verso i moderni, ma destinata a fare di lui unicamente un musicista di chiesa. Del resto, una volta terminati gli studi (1865) egli abbraccia questa carriera (1865), distinguendosi in particolare come maestro di cappella (1877-1905) e poi come organista (1896-1905) alla Madeleine. Basta il suo Requiem (1888), divenuto un’opera ineludibile del repertorio francese, a sintetizzare la sua padronanza della musica sacra.

Nei salotti dell’alta società
Parallelamente alla carriera di maestro di cappella e di organista, Gabriel Fauré mostra nei grandi salotti parigini un altro aspetto di sé. Sostenuto da mecenati influenti, in particolare dalla principessa di Polignac, trova presso l’aristocrazia francese una straordinaria sinecura dal punto di vista economico, ma anche uno spazio d’espressione formidabile e perfettamente adatto alla sua sensibilità. Dalla sua op. 1 (Le Papillon et la fleur, su testo di Victor Hugo, 1857) fino al tramonto della sua vita (il ciclo L’Horizon chimérique, creato nel maggio 1922), Fauré non ha infatti mai smesso di esplorare il genere della mélodie francese: il suo catalogo ne conta oggi 111. In vita, il compositore si impone come il maestro indiscusso di tale genere, e nel 1911 ci rivela la sua concezione della messa in musica di una poesia: l’armonia deve “sottolineare quel sentimento profondo che le parole possono solo abbozzare”. Nell’ambito della Société nationale de musique, egli entra brillantemente nel campo della musica da camera. Dalla Sonata per violino n. 1 (1877) e dal Quartetto con pianoforte n. 1 (1880) fino al Quintetto con pianoforte n. 2 (1921) e al Quartetto per archi (1924), Fauré consegna ai posteri mezzo secolo di raffinate ricerche strumentali.

Al Conservatorio
Sebbene le mélodies e i brani da camera di Fauré costituiscano già di per sé una scuola di scrittura cui la giovane generazione attingerà abbondantemente, l’influenza di Fauré si fa più diretta alla fine della sua vita. Tenuto lontano per molto tempo dagli incarichi accademici più prestigiosi, nel 1896 approfitta delle dimissioni di Jules Massenet per ottenere la cattedra di composizione al Conservatorio. Attraverso la sua classe, che terrà per dieci anni prima di essere nominato direttore dell’istituto, passano alcune grandi speranze della musica francese: Florent Schmitt, Charles Koechlin, Georges Enesco, Nadia Boulanger, Jean Roger-Ducasse, Maurice Ravel. Per giunta, il periodo durante il quale egli esercita le proprie funzioni si colloca in un momento chiave: dopo un secolo, nel 1903 il concorso del Prix de Rome si apre infine alle donne, grazie alle proteste di un’allieva di Fauré, Juliette Toutain. Anche la nomina di Fauré alla testa del Conservatorio nel 1905 è dovuta a un contesto particolare: nel momento in cui l’istituto viene contestato da parte della Schola Cantorum e la Francia si trova divisa sul caso Dreyfus e sulle questioni religiose, la nomina dell’allievo di Niedermeyer apparve come un gesto di pacificazione.

Nume tutelare
L’inizio del XX secolo vede dunque la consacrazione ufficiale di Fauré. Dopo essersi infine piegato alle usanze liriche dell’epoca con Prométhée, rappresentato all’Arena di Béziers nel 1900, e con Pénélope, andata in scena al Teatro di Monte-Carlo nel 1913, il compositore viene nominato direttore del Conservatorio (1905) e poi è eletto membro dell’Institut de France (1909). La sua fama si impone anche in sala da concerto, in particolare con il successo della Pavane e delle musiche di scena di Pelléas et Mélisande. Si potrebbe considerare quest’ultima fase come un passaggio all’accademismo, o pensare che il musicista, invecchiando, si sia ripiegato un’estetica superata, ma in realtà Fauré si mostra perfettamente attento alle aspirazioni dei suoi allievi. Quando la Société nationale de musique si rifiuta di programmare lavori di questi ultimi, ha luogo una scissione e nasce la Société musicale indépendante (1910). Capeggiata da artisti come Ravel, Vuillermoz, Schmitt, Caplet, Koechlin, Aubert, Roger-Ducasse, questa nuova Società si sottrae alle ire dei suoi detrattori mettendosi sotto la protezione di Gabriel Fauré, che ne assume la presidenza. Come protettore e ispiratore, il musicista influenzerà a lungo la modernità francese.

Programmazione