Déjanire

“Sarà una partitura strana, per quanto ne so non esiste nulla di analogo; non piacerà affatto, oppure piacerà enormemente, non ci sono vie di mezzo”: è con queste parole forti che, nel gennaio 1910, Saint-Saëns presenta all’editore Jacques Durand la tragedia lirica alla quale sta lavorando e che verrà rappresentata per la prima volta al teatro di Monte-Carlo il 14 marzo 1911, su richiesta del principe Alberto I di Monaco. La storia di Déjanire era però cominciata molto prima, nell’agosto 1898, quando Saint-Saëns aveva diretto all’aperto, alle Arènes di Béziers, le musiche di scena da lui composte per l’omonima tragedia del suo amico e collaboratore Louis Gallet. Il dramma racconta la storia della morte di Ercole (marito di Deianira), esito drammatico di un tormentato intreccio in cui si mescolano passione, violenza e gelosia. Di questa “vecchia Déjanire” ‒ come egli la chiama ‒ nella nuova partitura Saint-Saëns mantiene e rafforza i cori, oltre a conservare (per aprire e chiudere la tragedia) alcune pagine riprese dal suo poema sinfonico La Jeunesse d’Hercule 1877). Rispetta la trama drammatica del testo di Gallet, ma l’adatta, la completa e la adibisce ora interamente al canto. Ben più di un semplice rimaneggiamento, che del resto Saint-Saëns negherà, si tratta di un’opera nuova, che riceve gli elogi della critica: Gabriel Fauré parla di una “musica potentemente evocativa, di grande purezza formale, la cui natura armonica talora attinge dalle tonalità antiche un sapore singolare”, mentre Francis Casadesus elogia “la purezza delle linee, la ricchezza della scrittura, la bella semplicità dell’orchestrazione e l’ammirevole solidità dell’architettura, tanto sobria quanto imponente”.